Il genio di Woody Allen è tornato a far parlare di sé con l'uscita di questo film, che da un lato ripropone alcune delle tematiche tanto care al regista ma d'altra parte si distingue nettamente dalle sue ultime pellicole.

La Ruota delle Meraviglie infatti non è contraddistinta da quella fotografia chiara e naturalistica tipica di Allen. La collaborazione con il direttore della fotografia Vittorio Storaro è decisamente evidente: le scene sono illuminate da colori accesi e saturi, che cambiano a seconda dell'entrata in scena dei vari protagonisti. Siamo di fronte ad un espressionismo chiaro e ben delineato, che non appartiene ai classici film di Woody Allen ma che rende questa pellicola strepitosa e mai banale. Ogni dettaglio viene enfatizzato dalle luci e gli stessi personaggi appaiono investiti totalmente da questi effetti fotografici. Sembra proprio che Woody Allen abbia finalmente trovato una modalità di espressione perfetta nella figura di Vittorio Storaro.

La trama, al contrario, è quella che potremmo aspettarci dal regista che a più riprese, nei suoi film, ha indagato l'animo umano in tutte le sue sfaccettature. L'incalzante susseguirsi di aspirazioni, sogni infranti, tradimenti e amori impossibili ci riconduce a lui, che con la sua solita e immancabile maestria è in grado di trasportare il pubblico in un mondo che sembra disegnato ma è più reale e quotidiano che mai.