Colore | Colori |
Distribuzione | Terminal Video |
Formato | Dvd |
Lingue | Inglese,Italiano |
Titolo originale | Last Days |
Vietato ai minori | Per tutti |
3d | No |
Numero Supporti | 1 |
Anno di produzione | 2005 |
Nazione | USA |
Formato video | Wide Screen |
Durata | 98 |
Formato audio | Dolby Digital 5.1 |
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LAST DAYS - DVD
Una precisazione: Last Days non parla della morte di Kurt Cobain. Chi è rimasto deluso dalla scarsa somiglianza di Michael Pitt (The dreamers, Hedwig - La diva con qualcosa in più) con l'icona del grunge, ha commesso un errore di valutazione. Chi si aspettava di canticchiare tra se e se Lithium a metà proiezione, è seduto nella poltroncina sbagliata. Chi pretendeva che il film lo omaggiasse e ne magnificasse il ricordo, ha speso male i suoi soldi. Last Days racconta il disagio dell'alienazione di una rock star (Blake) satura di ciò che lo circonda. Trae volutamente ispirazione dalla figura di Kurt, ma non è questo uno stratagemma del regista per appropriarsi di una storia non sua, accusa questa mossa da più fronti. Last days viaggia su ritmi lenti e silenziosi, per penetrare più a fondo nella sensibilità dello spettatore attento. La scelta delle inquadrature, dilatate e insistenti, ne è una dimostrazione: attraverso il cruscotto di un'auto natura e volti vi si confondono e mescolano, torturando l'attenzione di chi guarda; per diversi minuti la camera inquadra immobile alcune fronde, mosse piano dal vento; per diversi minuti Blake suona la batteria della casa in montagna, scena ripresa da una singola inquadratura, con la macchina da presa che immortala il momento attraverso i vetri della finestra, allontanandosi pianissimo. Ciò che ai nostri occhi appare banale viene così trasformato in un'esperienza estenuante, in cui la percezione del tempo viene irrimediabilmente compromessa, e chi da questo si lascia trasportare senza opporre filtro, potrà avvicinarsi a percepire cosa prova il protagonista del film. E l'impresa appare riuscita perfettamente, mescolando le immagini a una colonna sonora che è parte integrante della storia narrata, quando Il giradischi suona Venus In Furs, o quando Blake esegue la bellissima e struggente Death to Birth (scritta dallo stesso attore). Le scene finali sigillano con perfetta eleganza (e fedeltà, come omaggio in riferimento alle immagini della morte di Kurt) quello che era il finale noto quanto annunciato. Un capolavoro. Per intensità ed emozioni, per stile, per coraggio. Da non perdere.
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