Body Of Evidence

Madonna, nel pieno della sua potenza erotica, trasformata in ico

Body of Evidence (1993), diretto da Uli Edel, è un tipico erotic thriller dei primi anni ’90, chiaramente ispirato al più celebre Basic Instinct. Ma se Sharon Stone ha saputo unire sensualità e intensità recitativa, qui il vero centro del film è unicamente Madonna. L’artista, già regina indiscussa dell’immaginario erotico degli anni ’80 e ’90, viene scelta non per le sue doti attoriali, ma per incarnare la donna desiderata per eccellenza: quella che fa perdere la testa agli uomini, accendendo fantasie e ormoni a ogni inquadratura.
La trama è quasi accessoria: tutto ruota attorno al corpo e alla presenza scenica di Madonna, al suo modo sfacciato di offrirsi nuda e ansimante allo spettatore, in scene di sesso cariche di energia e volutamente provocatorie. L’attrice-cantante non interpreta un personaggio complesso, ma una vera e propria "bambola del sesso", costruita per stimolare il desiderio maschile: ogni sua apparizione è un pretesto per mostrare carne, sudore e gemiti. Iconica la scena con Willem Dafoe, divenuta cult per il suo erotismo spinto ai limiti del soft-core, con pose da cowgirl e un’estetica volutamente sopra le righe.
Madonna non recita: esibisce. E proprio per questo è perfetta. Il suo ruolo, più che narrativo, è simbolico: rappresenta la donna proibita, libera, disinibita, che molti uomini degli anni '80 e '90 avevano sognato. In un film che punta tutto sull’eccitazione visiva, lei è la miccia. Poco importa se la sceneggiatura zoppica o i personaggi sono poco credibili: Body of Evidence esiste per mostrare Madonna, nel pieno della sua potenza erotica, trasformata in icona pop del desiderio.

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