Colore | Colori |
Distribuzione | Warner Entertainment |
Formato | Dvd |
Lingue | Francese,Inglese,Italiano |
Titolo originale | Unforgiven |
Vietato ai minori | Vietato ai minori di anni 14 |
3d | No |
Numero Supporti | 1 |
Anno di produzione | 1992 |
Nazione | USA |
Formato video | Wide Screen |
Durata | 125 |
Formato audio | Dolby Dig. Surround |
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GLI SPIETATI - DVD
Eccellente, se vi piacciono i western compratelo, a qualunque cifra, interpretazioni superbe, protagonista non invincibile ed umano ma ..........scena memorabile da cineteca
GLI SPIETATI - DVD
Western atipico e a mio parere estremamente intelligente in cui la figura classica del cowboy che non teme niente e nessuno morte compresa, viene abbattuta a favore di una storia fatta di paura, vendetta e debolezze umane. I protagonisti del film sono molto bravi, secondo me Gene Hackman su tutti, ma trovo molto divertente il personaggio interpretato da Richard Harris. Il film credo di poter dire che possa piacere sia agli amanti del western e dell'azione, sia agli amanti del film "psicologico". Da avere
GLI SPIETATI - DVD
Voglio parlare di uno di quei film che mi piacciono tanto, e perchè credo siano bellissimi film(ragione per consigliarlo) e perchè permettono di parlare d'altro (ragione per parlarne, abbastanza stupida dato che esclude quasi automaticamente dalla rosa dei premiabili). Concederò solo uno spicchio d'ombra al lettore disorientato dalla mia omertosa tendenza a latitare il nocciolo delle questioni. Dirò infatti che il film di cui parlerò assai poco è "Gli Spietati" di Clint Eastwood. Ma questo lo sapevate dal titolo. Smettete pure di leggere il resto e procuratevelo (sopporto a stento la mia vanità finchè resta onesta come l'energia solare, prendete da me solo ciò che vi serve disse qualcuno). Se poi vi è piaciuto, così per simpatia, potremo ritrovarci come falene sulle insegne luminose del Roxi bar... A ricordo delle arti, che sono istanti di eternità, si formano i generi che sono la loro regressione, ne sono l'inerzia artigiana: trucchi,codici, convenzioni, standards, mestiere. Di solito essi prendono il sopravvento, prendono vita e utilizzano zelanti e deboli artisti per rafforzare la propria identità, proprio come le mulattiere fanno coi muli cavalcati da automatici masticatori di coca. Finchè qualche autore pensante riprende possesso di sè e cavalca il genere per creare nuovi sentieri. Il nostro coinchiocciolino mister Brest ci insegna lo splendido significato di quella brutta parola: pastiche(vedi la sua Pastiche d'Eroina Vol.1). Dimentica di dire (lo dimentica perchè è solo una mia opinione) che la storia dell'arte, nei casi migliori, Picasso,Borges,Tarantino, volentieri dimentica questo termine per porre questi stessi autori, i loro scherzi, come la prima tappa del futuro... Il genere Western insieme con il Jazz, in ordine inverso , è il più originale contributo Nordamericano all'industria del tempo libero. La differenza è sostanziale: il Western è cinema e quindi nasce come industria, non come il jazz che è tra le poche vere rivoluzioni vittoriose, l'impressionismo e così via, forse le uniche possibili, viene dal sangue ma non chiede sangue, resta una lussureggiante forma di tristezza, beninteso che "l'unico lusso è la libertà", e si permette ancora di rifuggire, nella sua forma migliore, i sabati e gli yacht . l'Arte industriale invece, il barocco e così via, sconta l'eterno ossimoro da cui ha origine, il compromesso tra comittenti e autori, e quella Western non è stata esente da pressioni dirette, indirette, sociali. Tanto più perchè, e dirlo sembra tornare in sè dall'anestesia, il Western è un sottogenere viziatello del genere storico. E della rappresentazione storica questa nazione, per la giovane età, per le sue ambigue frequentazioni, per le sue origini discusse, ha piuttosto bisogno: tra orgoglio e vergogna si riaggiusta e ripulisce un pedigree confuso per bullarsi con gli amici e gli elettori.Come i suoi presidenti, sa che non bastano la ricchezza e una smisurata ambizione per regnare un epoca che proprio Lei ha inaugurato come più giusta e libera. In "Via col vento" troviamo nelle giubbe blu i neri inquadrati coi bianchi (inquadrare, toh, è termine militare e cinematografico) ma è la favola (o la speranza, domani è un altro giorno...) del melting pot: i neri erano in reparti ben separati ed utilizzati a scopi diversi. Certo poi il Western s'è smagato parecchio, la crescente autonomia di Hollywood, data dal denaro, aiutò a capire che anche la smitizzazione, la decolonizzazione, avevano un certo fascino. "Piccolo grande uomo" fu un estremismo in tal senso, credo. Poi è arrivato un uomo che negli anni in cui la graduale smitizzazione etica e coloniale era già in fase avanzata diede nuove lezioni di epica. Resuscitò la mitologia del genere ma in chiave estetica. Fu, ironia della sorte, irriverenza del genio, un italoitaliano a dirigere i più assoluti masterpieces di Western. Tanta estetica non fu stilismo che si sdivincola, decadente, dal peso dell'etica, anzi: l' opera complessiva di Sir Lion oltre a sancire il Far west come un epopea di violenza sottende, credo, anche una riflessione etica molto forte, la cui chiave è in un incredibile duello a tre, (in cui al bene tocca una sola parte ed al male due, quella pura e quella fortuita...) e Sier Leone arrivò, come Giotto piegando le dita di Cristo, ad aggiungere una terza dimensione al genere. Infrangendolo. Come i Pink Floyd diede il respiro della mitologia alla materia più popolare in commercio. Per farlo creò degli archetipi i cui epiteti furono anche più definitivi di quelli Omerici: Il Buono...il Brutto...il Cattivo... Tanti brividi non sarebbero tornati sino ai MrWhite e Mr Red e Mr Blue di Quentin Tarantino. Uno di questi archetipi, l'eroe, scolpito nella sostanza stessa dell'eroismo, fu Clint Eastwood. Tutta sta pappardella per dire che Clint fu il Western, l'individualismo etico, (l'unica etica che poteva sopravvivere alla menzogna in briciole della "bontà dell'uomo bianco"), fu ciò che nessun genere cinematografico ebbe, non così in esclusiva, ciò che LadyD fu per il Gossip britannico,Warhol per la popart, la Gioconda per il tardorinascimento, Padre Pio per la santeria siciliana, PIT II per la mia biblioteca...il prima impallidì e il dopo sembrava tutto arduo eccetto la gratitudine e l'invidia...Leone,Morricone,Clint...WOW! L'unica controindicazione all'immortalità, all'incarnazione dell'archetipo, lo capirono Mina e Battisti, è questo esoscheletro Kafkiano con cui ci si risveglia ogni giorno.Clint, pur trasformandosi nel braccio violento della legge, questo sindaco progressista di qualche cittadina americana, seppe smussarlo negli anni con una certa abile noncuranza. La sua matura rinascita, direi per nostra fortuna, non fu come governatore della California, ma come regista di film onesti, ben fatti. Ma lui non era stato solo Ricky Cunningum..(Alessandro il grande Zar di Russia si travestì per compiere un suo viaggio di studio in Europa, non dovvette essere sempre facile dato che pare fosse alto due metri). Lui, Principe Pallido del western, rende il suo omaggio al principe Nero dell'altra anima dell'America, il Jazz, con "Bird",la storia di Charlie Parker (Hollywood ha per lo più, curiosamente, evitato di sfruttare il Jazz come argomento): sembra voglia sfamare, con un'altra immensa e reale icona(ma lo fa senza condimenti, appena grigliata, al sangue) l'onnivora industria, per farle dimenticare il suo sapore, si sta disintossiconizzando. In altri film restituisce al braccio violento della legge un po' di umanità, ma far perdere le sue tracce è un gioco in cui vuole indugiare ancora un poco, ed ecco che siamo giunti al locus amenus, il film "Gli spietati".... Ma fare un'altra digressione è fondamentale (posto che ci sia qualcosa in tutto questo che non assomigli ad una perdita di tempo). Il più bel romanzo di cavalleria, uno tra i più belli d'ogni tempo, è quel "Don Quixote de la Mancha"che della cavalleria sancisce la fine, il vacuo e struggente declino. (Quel cavaliere malfermo e sbilenco, chi l'avrebbe mai detto, era una delle vertiginose tentazioni di Clint occhi di ghiaccio). Il genere cavalleresco sarebbe stato, surprise, un sottogenere di quello storico, se quest'ultimo fosse già esistito. Era una rappresentazione assai ideale dell'epoca cavalleresca. Nè a mio avviso i draghi lo affiliavano all'ancor più inesistente genere fantascientifico, anzi lo ancoravano definitivamente alla realtà in un epoca (tornata oggi in splendida forma dopo una crisi di mezz'età) in cui le reliquie trainavano la realtà ancor più dei buoi. Il genio di Cervantes, aumentando il voltaggio della realtà nuda e comune e ponendole in controluce la filigrana del genere, ottiene l'inarrivabile risultato. Lancillotto e Re artù non sarebbero più stati gli stessi, Cervantes gli promise una pallida immortalità. Nella pellicola in questione Mr Eastwood si adopera con mesiere intelligenza ed un precipitante gusto dell'autoironia, nello smontare i restanti miti dell'epopea violenta (che non è mai finita ma si è semplicemente ridotta a epoca di violenza diffusa). E lavora giocando sulle convenzioni intoccabili del genere: la velocità nell'estrarre l'arma, il coraggio, la mano ferma e il cuore di ghiaccio, l'amorale facilità di uccidere. Fa, ottimamente, un film che solo lui poteva far così. Perchè lui, non più Cavaliere pallido, diventa il cavaliere smunto della Mancha (regione in cui certo girarono molti Western) che crolla sotto il peso dei miti, dei fantasmi, delle febbri, dell'epoca che ha rappresentato. Perchè lui è Amleto e Leone è il suo patrigno. E poi non più buoni ne cattivi, ma gruppi di cuori confusi, che si credono assai lucidi, tipico di ubriachi e fanatici, gesta estreme in balia di convinzioni malsicure, fortuite, impulsive. Kurt Vonnegut: "Noi Facciamo ciò che dobbiamo, ciò che dobbiamo,confusamente dobbiamo, confusamente facciamo, confusamente dobbiamo, finchè scoppiamo, fisicamente scoppiamo, fisicamente scoppiamo". Per il resto splendidi attori, tra cui il miglior Gene Hackmann, ottima trama e blablabla.
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